LE MIRE OTTICHE

 

di Giuseppe Zoppi

 

 

La mira ottica è superiore a qualunque tipo di mira metallica, rispetto alla quale presenta indiscutibili vantaggi:

a)     posiziona il reticolo di mira ed il bersaglio sullo stesso piano focale, eliminando quindi i problemi di messa a fuoco delle mire metalliche (problemi particolarmente seri per i tiratori con presbiopia)

b)    ingrandisce il bersaglio, con evidente miglioramento della precisione di tiro, consentendo al limite di colpire anche un bersaglio non visibile ad occhio nudo

c)     rende l’immagine più luminosa rispetto a quella percepibile ad occhio nudo, permettendo il tiro anche in condizioni di luce scarsa

d)    richiede un minore addestramento del tiratore rispetto alle mire metalliche

e)     consente anche un ulteriore osservazione fino all’ultimo secondo dell’animale da abbattere, completando l’osservazione effettuata con il lungo e con il binocolo.

Un’ottica di mira deve avere, per essere considerata valida, alcune caratteristiche irrinunciabili. Innanzi tutto le lenti devono essere di ottima qualità e devono presentare su tutte le superfici sia interne che esterne un rivestimento multistrato in fluoruro di magnesio. Inoltre per evitare appannamenti e formazione di condensa lo strumento deve essere perfettamente sigillato e riempito con azoto ( per questo motivo è indispensabile che un eventuale smontaggio, se necessario, venga eseguito solamente in un centro specializzato appositamente attrezzato). Le regolazioni interne devono essere precise, affidabili e stabili. Infine tutto lo strumento deve essere solido e ben costruito per resistere al rinculo di carabine potenti ed agli inevitabili piccoli urti.

Bisogna tenere presente che nelle mire ottiche non esistono compromessi e che la scelta è esclusivamente tra strumenti di ottima qualità (e di costo elevato) e strumenti di qualità inferiore che inevitabilmente mostrano i propri limiti sul campo.

L’ottica di mira viene classificata in base al numero di ingrandimenti ed al diametro della lente dell’obbiettivo, per esempio 6X42. Il numero di ingrandimenti è naturalmente fondamentale per la risoluzione del bersaglio, mentre il diametro della lente dell’obbiettivo influenza direttamente la quantità di luce che entra nello strumento.

La luminosità è importantissima per il cacciatore di ungulati, che può essere costretto a sparare all’alba o al tramonto.

E’ però opportuno sfatare il mito secondo il quale la luminosità sarebbe determinata dal rapporto tra il diametro della lente dell’obbiettivo espressa in millimetri ed il numero di ingrandimenti. Questo rapporto indica il valore della pupilla di uscita, cioè un valore puramente matematico che non basta ad esprimere un giudizio sulle prestazioni dello strumento. Seguendo questo parametro infatti un’ottica 4X32 (32:4=8) dovrebbe essere più luminosa di un’ottica 8X56 (56:8=7), mentre in realtà è vero il contrario. Per valutare le possibilità di impiego in condizioni di luce scarsa è più opportuno affidarsi al valore crepuscolare, che corrisponde alla radice quadrata del prodotto del numero di ingrandimenti moltiplicato per il diametro della lente frontale. Tornando all’esempio precedente possiamo notare che un 4X32 ha un valore crepuscolare di 11,3 e che un 8X56 ha un valore di 21,2. Anche il valore crepuscolare ha solo un  ruolo indicativo, poiché non tiene conto di criteri essenziali come il trattamento antiriflesso, la precisione di costruzione ed il potere risolutivo.

Nella scelta di una mira ottica bisogna tenere presente anche il reticolo più adatto, che dovrebbe presentare un incrocio fine al centro per consentire di impegnare bersagli piccoli o lontani con la massima precisione, insieme a tre o quattro barre di spessore elevato per tirare in condizioni di luce non ottimali. Un reticolo di questo tipo permette anche di valutare le distanze, seppure con una certa approssimazione, purché il cacciatore conosca la misura dell’ampiezza delle barre grandi alle varie distanze. Si porta solitamente come esempio il reticolo europeo numero 4, nel quale l’ampiezza è di 70 centimetri a 100 metri, 140 centimetri a 200 metri e così via. Questo valore di base (70 centimetri) corrisponde alla lunghezza media di un capriolo adulto dallo sterno allo specchio anale.

Negli ultimi anni sono stati messi in commercio anche cannocchiali di mira con reticolo luminoso, con luminosità che può essere regolata dal tiratore per adattarla alla luminosità ambientale e che può anche essere totalmente esclusa quando non è necessaria. Il reticolo luminoso può essere di grande aiuto se la luce è troppo scarsa per vedere con sufficiente chiarezza un reticolo scuro.

Il reticolo, che viene sovraimpresso al bersaglio, è mosso in senso verticale dalla torretta di regolazione posta superiormente ed in senso orizzontale dalla torretta posta sul lato destro dello strumento. Talvolta si trova una terza torretta sul lato sinistro, che può servire per illuminare il reticolo o per la regolazione del parallasse.

I cannocchiali di mira possono avere un valore di ingrandimento fisso (4X32, 6X42, 10X40) oppure variabile (per esempio 3-12X56, che identifica un’ottica con lente dell’obbiettivo di 56 millimetri di diametro ed un ingrandimento che può essere variato da un minimo di 3 ad un massimo di 12). Esistono in commercio ottiche di mira che arrivano a 45 ingrandimenti, ma per l’uso venatorio è opportuno un valore tra 4 e 8 per un ingrandimento fisso, con la possibilità di arrivare a 12 per un variabile.

Aumentando il numero di ingrandimenti si diminuisce l’ampiezza del campo visivo, si riduce la profondità di campo e si rende lo strumento difficilmente utilizzabile sul terreno di caccia.

 

Ogni ottica di mira ha in prossimità dell’oculare una ghiera che serve per la messa a fuoco del reticolo. La messa a fuoco deve essere effettuata dal tiratore poiché varia a seconda della vista dell’utilizzatore e si esegue osservando il reticolo contro uno sfondo uniforme, chiaro e luminoso ( una parete bianca va benissimo, così come va bene semplicemente il cielo, a patto di evitare il sole che non deve mai essere osservato con un normale strumento ottico) e ruotando la ghiera fino ad ottenere un’immagine del reticolo perfettamente nitida. A regolazione ultimata è consigliabile controllare la messa a fuoco osservando il reticolo dopo almeno un paio di minuti e verificando che l’immagine sia nitida appena si porta all’occhio lo strumento, poiché dopo alcuni secondi l’occhio tende a compensare involontariamente un’eventuale piccola imprecisione che potrebbe quindi passare inosservata.

Ovviamente è necessario tenere pulite le lenti dell’oculare e dell’obbiettivo e per evitare di danneggiare il rivestimento antiriflesso bisogna prima di tutto soffiare via eventuali corpuscoli presenti sulle lenti ed utilizzare per la pulizia esclusivamente le apposite cartine per lenti e niente altro. Le ottiche moderne non richiedono alcun tipo di cura da parte dell’utilizzatore oltre alla pulizia appena descritta.

Naturalmente, per svolgere a dovere il proprio compito, la mira ottica deve essere unita alla carabina per mezzo di appositi attacchi. In questa occasione ritengo superfluo trattare in dettaglio i diversi tipi di attacchi esistenti, in quanto il montaggio dovrebbe essere eseguito da un tecnico competente ( purtroppo non ce ne sono molti) in grado di scegliere il tipo di attacco più adatto e di utilizzarlo in modo appropriato. Una trattazione approfondita delle diverse tipologie di attacchi per ottiche potrebbe essere l’argomento di articolo dedicato nel caso dovessero arrivare al sito dell’U.R.C.A Lombardia richieste sull’argomento in questione.

E’ sufficiente ricordare che l’ottica di mira deve essere montata nella posizione più bassa possibile rispetto alla canna dell’arma e posizionata in modo che la distanza tra l’occhio del tiratore e l’oculare sia corretta. Infatti se la distanza è eccessiva il tiratore non riesce ad utilizzare tutto il campo visivo dello strumento, mentre se la distanza è insufficiente rischia anche di ferirsi a causa del rinculo dell’arma. Naturalmente la posizione ideale varia da tiratore a tiratore a seconda della struttura fisica e delle abitudini nell’imbracciare, quindi va valutata individualmente al momento del montaggio. Può succedere di vedere cacciatori con una cicatrice semilunare all’arcata sopraccigliare destra, conseguenza di un montaggio non appropriato.

Anche negli attacchi la qualità è importante e non avrebbe senso unire un’ottima carabina ed uno strumento ottico estremamente efficiente con attacchi scadenti. La necessità di utilizzare attacchi di prima qualità vale anche per i montaggi di tipo fisso, ma è assolutamente perentoria per i montaggi a sgancio rapido che consentono di rimuovere l’ottica dall’arma per facilitarne il trasporto o per utilizzare ottiche diverse per diverse circostanze.

Per chiudere l’argomento attacchi vorrei sottolineare che, in questo caso a differenza delle ottiche, non sempre un costo elevato è garanzia di qualità, poiché esistono anche attacchi molto costosi che non valgono la somma che viene per loro richiesta.