La mira ottica è superiore a qualunque tipo di mira
metallica, rispetto alla quale presenta indiscutibili vantaggi:
a)
posiziona
il reticolo di mira ed il bersaglio sullo stesso piano focale, eliminando
quindi i problemi di messa a fuoco delle mire metalliche (problemi
particolarmente seri per i tiratori con presbiopia)
b)
ingrandisce
il bersaglio, con evidente miglioramento della precisione di tiro, consentendo
al limite di colpire anche un bersaglio non visibile ad occhio nudo
c)
rende
l’immagine più luminosa rispetto a quella percepibile ad occhio nudo,
permettendo il tiro anche in condizioni di luce scarsa
d)
richiede
un minore addestramento del tiratore rispetto alle mire metalliche
e)
consente
anche un ulteriore osservazione fino all’ultimo secondo dell’animale da
abbattere, completando l’osservazione effettuata con il lungo e con il
binocolo.
Un’ottica di mira deve avere, per essere considerata
valida, alcune caratteristiche irrinunciabili. Innanzi tutto le lenti devono
essere di ottima qualità e devono presentare su tutte le superfici sia interne
che esterne un rivestimento multistrato in fluoruro di magnesio. Inoltre per
evitare appannamenti e formazione di condensa lo strumento deve essere
perfettamente sigillato e riempito con azoto ( per questo motivo è
indispensabile che un eventuale smontaggio, se necessario, venga eseguito
solamente in un centro specializzato appositamente attrezzato). Le regolazioni
interne devono essere precise, affidabili e stabili. Infine tutto lo strumento
deve essere solido e ben costruito per resistere al rinculo di carabine potenti
ed agli inevitabili piccoli urti.
Bisogna tenere presente che nelle mire ottiche non
esistono compromessi e che la scelta è esclusivamente tra strumenti di ottima
qualità (e di costo elevato) e strumenti di qualità inferiore che
inevitabilmente mostrano i propri limiti sul campo.
L’ottica di mira viene classificata in base al
numero di ingrandimenti ed al diametro della lente dell’obbiettivo, per esempio
6X42. Il numero di ingrandimenti è naturalmente fondamentale per la risoluzione
del bersaglio, mentre il diametro della lente dell’obbiettivo influenza
direttamente la quantità di luce che entra nello strumento.
La luminosità è importantissima per il cacciatore di
ungulati, che può essere costretto a sparare all’alba o al tramonto.
E’ però opportuno sfatare il mito secondo il quale
la luminosità sarebbe determinata dal rapporto tra il diametro della lente
dell’obbiettivo espressa in millimetri ed il numero di ingrandimenti. Questo
rapporto indica il valore della pupilla di uscita, cioè un valore puramente
matematico che non basta ad esprimere un giudizio sulle prestazioni dello
strumento. Seguendo questo parametro infatti un’ottica 4X32 (32:4=8) dovrebbe
essere più luminosa di un’ottica 8X56 (56:8=7), mentre in realtà è vero il
contrario. Per valutare le possibilità di impiego in condizioni di luce scarsa
è più opportuno affidarsi al valore crepuscolare, che corrisponde alla radice
quadrata del prodotto del numero di ingrandimenti moltiplicato per il diametro
della lente frontale. Tornando all’esempio precedente possiamo notare che un
4X32 ha un valore crepuscolare di 11,3 e che un 8X56 ha un valore di 21,2.
Anche il valore crepuscolare ha solo un
ruolo indicativo, poiché non tiene conto di criteri essenziali come il
trattamento antiriflesso, la precisione di costruzione ed il potere risolutivo.
Nella scelta di una mira ottica bisogna tenere
presente anche il reticolo più adatto, che dovrebbe presentare un incrocio fine
al centro per consentire di impegnare bersagli piccoli o lontani con la massima
precisione, insieme a tre o quattro barre di spessore elevato per tirare in
condizioni di luce non ottimali. Un reticolo di questo tipo permette anche di
valutare le distanze, seppure con una certa approssimazione, purché il
cacciatore conosca la misura dell’ampiezza delle barre grandi alle varie
distanze. Si porta solitamente come esempio il reticolo europeo numero 4, nel
quale l’ampiezza è di 70 centimetri a 100 metri, 140 centimetri a 200 metri e
così via. Questo valore di base (70 centimetri) corrisponde alla lunghezza
media di un capriolo adulto dallo sterno allo specchio anale.
Negli ultimi anni sono stati messi in commercio
anche cannocchiali di mira con reticolo luminoso, con luminosità che può essere
regolata dal tiratore per adattarla alla luminosità ambientale e che può anche
essere totalmente esclusa quando non è necessaria. Il reticolo luminoso può
essere di grande aiuto se la luce è troppo scarsa per vedere con sufficiente chiarezza
un reticolo scuro.
Il reticolo, che viene sovraimpresso al bersaglio, è
mosso in senso verticale dalla torretta di regolazione posta superiormente ed
in senso orizzontale dalla torretta posta sul lato destro dello strumento.
Talvolta si trova una terza torretta sul lato sinistro, che può servire per
illuminare il reticolo o per la regolazione del parallasse.
I cannocchiali di mira possono avere un valore di
ingrandimento fisso (4X32, 6X42, 10X40) oppure variabile (per esempio 3-12X56,
che identifica un’ottica con lente dell’obbiettivo di 56 millimetri di diametro
ed un ingrandimento che può essere variato da un minimo di 3 ad un massimo di
12). Esistono in commercio ottiche di mira che arrivano a 45 ingrandimenti, ma
per l’uso venatorio è opportuno un valore tra 4 e 8 per un ingrandimento fisso,
con la possibilità di arrivare a 12 per un variabile.
Aumentando il numero di ingrandimenti si diminuisce
l’ampiezza del campo visivo, si riduce la profondità di campo e si rende lo
strumento difficilmente utilizzabile sul terreno di caccia.
Ogni ottica di mira ha in prossimità dell’oculare
una ghiera che serve per la messa a fuoco del reticolo. La messa a fuoco deve
essere effettuata dal tiratore poiché varia a seconda della vista
dell’utilizzatore e si esegue osservando il reticolo contro uno sfondo
uniforme, chiaro e luminoso ( una parete bianca va benissimo, così come va bene
semplicemente il cielo, a patto di evitare il sole che non deve mai essere
osservato con un normale strumento ottico) e ruotando la ghiera fino ad
ottenere un’immagine del reticolo perfettamente nitida. A regolazione ultimata
è consigliabile controllare la messa a fuoco osservando il reticolo dopo almeno
un paio di minuti e verificando che l’immagine sia nitida appena si porta
all’occhio lo strumento, poiché dopo alcuni secondi l’occhio tende a compensare
involontariamente un’eventuale piccola imprecisione che potrebbe quindi passare
inosservata.
Ovviamente è necessario tenere pulite le lenti
dell’oculare e dell’obbiettivo e per evitare di danneggiare il rivestimento
antiriflesso bisogna prima di tutto soffiare via eventuali corpuscoli presenti
sulle lenti ed utilizzare per la pulizia esclusivamente le apposite cartine per
lenti e niente altro. Le ottiche moderne non richiedono alcun tipo di cura da
parte dell’utilizzatore oltre alla pulizia appena descritta.
Naturalmente,
per svolgere a dovere il proprio compito, la mira ottica deve essere unita alla
carabina per mezzo di appositi attacchi. In questa occasione ritengo superfluo
trattare in dettaglio i diversi tipi di attacchi esistenti, in quanto il
montaggio dovrebbe essere eseguito da un tecnico competente ( purtroppo non ce
ne sono molti) in grado di scegliere il tipo di attacco più adatto e di
utilizzarlo in modo appropriato. Una trattazione approfondita delle diverse
tipologie di attacchi per ottiche potrebbe essere l’argomento di articolo
dedicato nel caso dovessero arrivare al sito dell’U.R.C.A Lombardia richieste
sull’argomento in questione.
E’ sufficiente ricordare che l’ottica di mira deve
essere montata nella posizione più bassa possibile rispetto alla canna
dell’arma e posizionata in modo che la distanza tra l’occhio del tiratore e
l’oculare sia corretta. Infatti se la distanza è eccessiva il tiratore non
riesce ad utilizzare tutto il campo visivo dello strumento, mentre se la
distanza è insufficiente rischia anche di ferirsi a causa del rinculo
dell’arma. Naturalmente la posizione ideale varia da tiratore a tiratore a
seconda della struttura fisica e delle abitudini nell’imbracciare, quindi va
valutata individualmente al momento del montaggio. Può succedere di vedere
cacciatori con una cicatrice semilunare all’arcata sopraccigliare destra,
conseguenza di un montaggio non appropriato.
Anche negli attacchi la qualità è importante e non
avrebbe senso unire un’ottima carabina ed uno strumento ottico estremamente
efficiente con attacchi scadenti. La necessità di utilizzare attacchi di prima
qualità vale anche per i montaggi di tipo fisso, ma è assolutamente perentoria
per i montaggi a sgancio rapido che consentono di rimuovere l’ottica dall’arma
per facilitarne il trasporto o per utilizzare ottiche diverse per diverse
circostanze.
Per chiudere l’argomento attacchi vorrei
sottolineare che, in questo caso a differenza delle ottiche, non sempre un
costo elevato è garanzia di qualità, poiché esistono anche attacchi molto
costosi che non valgono la somma che viene per loro richiesta.